martedì 26 maggio 2009

Creare al Babau!


Jacyara Farias e Maria Giovana(Mary) Berenato sono le nostre compagne responsabili per l'operazione dello Spazio Gioco Il Babau, presso Cargo & HighTech. Abbiamo chiesto a loro di scrivere qualcosa a quattro mani - e due cuori - sul loro lavoro. Ecco il risultato e alcune foto scattate da loro.

Grazie, ragazze. Siete brave!!



Creare Al BABAU!


Lo spazio del Babau offre al bambino un percorso del fare che vede protagonista la libertà di SCELTA, e come mezzi espressivi i materiali di riuso che si trasformano modellati dalla creatività. Il bambino può scegliere cosa costruire, e sperimentando,

si costruisce, si fa e si disfa. I materiali invitano a fare e ad esplorare le proprie competenze[*] accogliendo anche la libertà di non scegliere. In questi casi si trova una strategia insieme al bambino, usufruendo di un ambiente stimolante.

L’ importanza della scelta sta nella crescita del senso di sé, l’ autostima e il senso di competenza, di soddisfazione e contribuendo alla costruzione

dell’identità, senza entrare nel merito alle osservazione dello sviluppo psicomotorio. Ma tenendo semplicemente conto del fare, del costruire come un percorso percettivo creativo sensoriale di relazione con i materiali, con noi operatori e con gli altri bambini presenti nello spazio favorendo la socializzazione.

Bisogna osservare con attenzione il fare del bambino per intervenire nei momenti giusti senza essere invadenti, ma complici. Perché non bisogna dimenticare che sono loro a condurre con le loro scelte.

Le piccole mani rendono vivo il materiale, creando animali, mondi, astronavi, ma soprattutto danno vita ai sogni.

QUESTO È IL BABAU.


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Jacyara Farias Azevedo Terapista Occupazionale

Maria Giovanna Berenato Artista Terapista.

[*] Essere nel fare, introduzione alla terapia occupazionale, a cura di Julie Cunnighan Piegrossi Pag 44



domenica 17 maggio 2009

Creare vuol dire...

l'obbligo d'essere originale, di non copiare mai?

Non credo. Idee derivano da altre idee (per confermare o per confrontare, come diceva Harold Bloom nel suo stupendo "L'Angoscia dell'influenza").

Copiare (soprattuto dai compagni) può essere un ottimo esercizio di creatività. Anche perché la copia non sarà mai uguale all'originale, persino quando viene fatta dalla stessa persona che l'ha prodotta. Copiare porta nuovi repertori, apre nuovi canali, altre possibilità, chiarisce le influenze, l'identità. E stimola a cercare altre idee. Spesso la copia è soltanto un pretesto, poi viene modificata...

Creare è un atto sociale. E pertanto interattivo.

Chi crea, sta creando con qualcuno e per qualcuno. Niente di meno "puro".

La creazione non è pura come la Cultura non è pura come l'Arte non è pura.

Evviva i collage, le riletture, le revisioni, l'interpretazioni, evviva le copie. Bambini imparano molto per imitazione e per ripetizione. No problem! Tranquilli, genitori, tranquilli soprattutto gli insegnanti. Perché nell'atto di copiare saranno sempre previsti costruzioni, ricerche, elaborazioni cognitive, concetti. Non sono strutture isolate. L'essere umano è complesso.

(Evviva la copia. A condizione che siano citate - e debitamente riconosciute - le fonti.)

_Claudia Souza_

mercoledì 13 maggio 2009

Mani all'opera!

Ecco alcune immagini dei laboratori che abbiamo realizzato presso la Biblioteca Comunale di Cormano. Abbiamo contato su una importante collaborazione: Zefferina Castoldi ci ha generosamente offerto la sua passione, il suo entusiasmo e la sua competenza per costruire insieme un lavoro veramente significativo. Le saremo eternamente grate.



Foto: Zefferina Castoldi

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lunedì 11 maggio 2009

Giocare all'esterno


I bambini assistono, sempre di più, a una riduzione del loro spazio, a livello simbolico e reale.

Invece hanno, considerando la nuova configurazione famigliare e scolastica, tanta necessità di giocare con i loro eguali in ambienti aperti, in cui i gruppi possano gestirsi autonomamente. Anche per imparare/costruire delle regole base della convivenza sociale, molte volte dimenticate o impraticabili negli ambienti "normali" che frequentano.

Per questo ProgettoQualeGioco si dedica a ipotizzare progetti di gioco all'esterno: parchi, piazze, cortili... ovunque si possa giocare e correre almeno un po'. Spazi di gioco spontaneo e d'interazione con gli altri e con l'ambiente, che abbiamo chiamato "Giardini del Mondo".

Le aree di indagine che prendiamo in considerazione: il ludico, la natura, la cultura, la creazione, lo scambio tra persone (perfino tra adulti, poiché i temi che trattiamo non sono ovviamente una esclusività dei bambini).

Ispirati dai cortili (il "regno" di ogni bambino, il posto simbolico dove far vivere l'infanzia), dai giardini e i parchi, dai giochi tradizionali, i nostri spazi all'aperto sono un invito a condividere, coinvolgere, scambiare e generare.

Come si può giocare con la natura? Con gli ambienti? Con le cose e con le persone? Come si può giocare dentro e fuori?

I nostri "giardini" provano a rispondere a queste semplici domande in un contesto oltre le generiche esigenze di soddisfazione.

venerdì 8 maggio 2009

Una giornata di sole...

... al Museo del Giocattolo di Santo Stefano Lodigiano. Precisamente 113 bambini (erano previsti 119) di seconda elementare. Ottotipi&PQG's almost complet team - mancava la cara Marika. Laboratori all'aperto, magnifico giardino primaverile del Museo, profumato da bellissime rose di tutti i colori (quelle gialle erano, secondo me, le più belle di tutte!).

Come omaggio ampiamente gradito, le presenze del Signor Franzini e della gallina Cocò. È sempre possibile imparare qualcosa da lui. Da lei, basta la visione bucolica.


Bambini concentrati, sereni e coinvolti nel "gioco di costruire un giocattolo".
Mentre facevamo i laboratori, un altro gruppo seguiva la visita guidata a cura di Lucia e Alessandro. Un viaggio straordinario nel mondo dell'infanzia di tutti i tempi, attraverso i giocattoli. Uno non si stanca mai di ascoltarli.

A pranzo, piatti deliciozi preparati dalla Signora Luisa. Grazie infinite!
(La domanda in giro era: ma come fa a cucinare così con tutti i suoi impegni di organizzazione delle visite scolastiche?)

martedì 5 maggio 2009

Lettura contestuale

Los niños aprenden con los libros, pero también con las piedras, las moscas, las hormigas y las arañas. Aprenden con todo. Aprenden jugando. Y no se cansan de aprender. (...) Algunos de los libros más aburridos están hechos por gente con mentalidad de sastre que cree que los libros para niños deben ser como los trajes para niños: varias tallas más pequeños. La mirada inocente del niño nada tiene que ver con los pantaloncitos. Si no se entiende todo, ¿qué más da? Pocos adultos pueden explicar por qué vuelan los aviones y sin embargo no tienen miedo a viajar en ellos.


Tutto si può leggere - Libro illeggibile, Bruno Munari


A marzo/09 abbiamo realizzato, insieme alla Biblioteca e agli Asili Nido della zona Cormano, una serie di laboratori di lettura per bambini tra 2 e 3 anni e le loro famiglie.

I partecipanti sono stati stimolati a fare la "lettura contestuale" di diversi portatori di testo (riviste, manifesti, volantini, marche, imballaggi, scatole, ecc). Davanti a questi portatori, la domanda era: cosa c'è scritto qui, secondo te? E dopo: come hai fatto per scoprirlo?


Per "leggere", ovviamente (come gli adulti davanti a scritture diverse), i bambini dovevano utilizzare il contesto (per quello "lettura contestuale"), ossia il monte di informazioni che porta con sé ogni testo e che non si riferiscono direttamente alla decifrazione. Leggere, in questo modo, acquista un carattere di verifica, di ricerca, di costruzione di significato. C'è anche la possibilità di sbagliare (l'errore costruttivo secondo Piaget), di fraintendere, di sconcertarsi. Cosa molto più istigante e divertente che semplicemente decodificare o ascoltare.

In questo senso più ampio, da piccolissimi, i bambini imparano a leggere... leggendo! Il libro e gli altri testi diventano oggetto della loro investigazione attiva, libera e aperta.

Le famiglie hanno costruito una specie di album di significati. Nella misura in cui erano letti, i "testi" venivano incolati sull'album, il quale diventava il libro del bambino. E siccome non c'era la necessità di terminarlo, speriamo che lo abbiano continuato a casa, estendendo il gioco a altre situazioni in famiglia.
 
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